NCAA: titolo a Louisville, Hall of Fame per l’italo-americano Rick Pitino

Apr 11, 2013 1980

I Cardinals di Louisville hanno vinto il titolo NCAA n.75 battendo Michigan 82-76 nell'immenso Giorgia Dome di Atlanta con una folla record di 74 mila spettatori.

Il basket è uno sport che va di fretta, e molte cose inaspettate sono successe in questi giorni al coach dei vincitori, Rick Pitino, newyorkese di 60 anni, sempre azzimato ed elegante come un figurino,fisico asciutto, l'anellone vistoso del primo trionfo, certamente uno dei grandi personaggi italo-americani che hanno fatto del basket uno sport planetario e ottenuto lunedì notte la sua seconda vittoria a 16 anni di distanza da quella con Kentucky del 1996.

I segnali non facevano presagire questo trionfo, per l'infortunio gravissimo di Kevin"El Cid" Ware (frattura della tibia), una pedina base al quale la squadra ha riservato l'onore del taglio della retina dopo la spettacolare partita contro Michigan, una delle squadre più forti in attacco che avanti di12 punti a metà del primo tempo ha subito la rabbiosa rimonta grazie alla famosa Zon-Press tutto campo di Rick Pitino e il bombardamento dell'eroe della gara Luke Hancock, 22 punti, un bianco nel volto e nel gioco copia identica di Kevin Love.

"E' come se in questi giorni un fascio di luce speciale mi avesse avvolto portandomi in un'altra dimensione", ha raccontato ancora incredulo il grande personaggio di questa edizione del torneo delle Università per una serie di irripetibili combinazioni che fu attratto dal basket dai tempi in cui i genitori lo iscrissero alla scuola cattolica di San Domenico nella Baia delle Ostriche per proseguire gli studi liceali nel Massachusetts.

La sua carriera dopo un brutto scarto è allo zenith, ora è l'unico coach ad aver vinto con due università differenti e ad aver portato tre squadre alle Final Four, con 661 successi in 28 stagioni terzo miglior record fra gli allenatori in attività. La semifinale con Wichita State, la grande sorpresa, è stata complicata (72-68) quanto la gara per il titolo, molto bella, che la CBS ha diffuso in tutto il mondo. con grandi individualità (Hancock e Peyton Shiva, il play dei bianchi, e per i gialli Trey Bourke, il biondino Spike Albrecht, i ragazzi-volanti Glenn Robinson III e Tim Hardaway jr).

Pitino non dimenticherà mai questi giorni, ma non solo per questo trionfo che gli frutterà a fine bstagione ben 6 milioni di dollari. Poco prima della gara gli è arrivata la telefonata che gli annunciava l'ingresso nella Hall of Fame, il riconoscimento più ambito per chi fa questa professione, e come non bastasse, per una ventata di fortuna che non ha precedenti, il figlio Rick junior era stato assunto come coach dall'Università di Minnesota e Goldencent, il suo purosangue, aveva vinto sabato in Santa Anita Derby la gara di preparazione al famosissimo Kentucky Derby di galoppo nel quale potrebbe anche ripetersi se gli astri continueranno a essergli tanto benigni.

Eppure la vita non è stata sempre facile per lui. Ne ha parlato alla conferenza stampa di lunedì dicendo che ci sono stati momenti meno belli, ricordando la vicenda che ha rischiato di mandare in frantumi la famiglia e fargli perdere il posto quando ammise una breve storia extraconiugale con una donna finita poi in galera con l'accusa di estorsione. Da questa vicenda è uscito però rafforzato e con la stessa ambizione di quando Hubie Brown lo chiamò ai Knicks come assistente , fu poi promosso capo allenatore per due stagioni ma con sole 6 vittorie nei playoff e 7 sconfitte a tornò nella NCAA per conquistare il titolo nel '96 con Kentucky , il successo che l'anno dopo gli aprì gli consentì di firmare un contratto con i Boston Celtics di 50 milioni di dollari, anche se le quattro stagioni furono deludenti con 192 vittorie e 220 sconfitte e niente playoff. E' in quel momento che non ha accettato l'idea che la differenza fra un buon e un cattivo coach dipenda dalla qualità dei giocatori. "Quando fallisci con i Celtics tutti i giornalisti spariscono e realizzi la vera differenza fra vittoria e sconfitta", ha detto Pitino che ha amici in Italia fra i quali soprattutto Umberto Vezzosi che ricevette la proposta di trasferirsi in America col compito di assistente, come racconterà nei prossimi giorni a Pallarancione.com.

Ecco che in dote alla squadra per ottenere questo successo, Mister "Zon-Press" ha portato l'esperienza di essere riuscito a cambiare se stesso nel modo di relazionarsi coi suoi giocatori, che hanno perfettamente compreso che non si ammantava di falsa umiltà per lasciarsi alle spalle lo scandalo della relazione extraconiugale .

"Abbiamo capito di essere diventati la sua famiglia quando tornato in palestra ci ha spiegato che solo stare con noi gli permetteva di essere felice ogni giorno, e da quel momento l'abbiamo visto in una luce nuova, tutta particolare, e lui ci ha trasmesso tutta la sua energia per arrivare al successo", ha raccontato Peyton Siva, il play di origine samoana, l'altro eroe della magica notte georgiana con una partita grandissima per intensità e intelligenza e carisma che riscatta l'infanzia difficile a Seattle con un padre dipendente dall'alcol e dalla droga e una madre coraggiosa e sarà l'anno prossimo uno dei volti nuovi della NBA.

Con Rick Pitino sono stati "chiamati" nella Hall of Fame anche i colleghi della NCAA Sylvia Hatchell (North Carolina femminile), Guy Lewis e Jerry Tarkanian (lo squalo dell'Università del Nevada vincitore di un titolo) e i giocatori Roger Brown, Richie Guerin, Bernard King, Gary Payton detto "The Glove" (il Guanto) per lo stile, il brasiliano Oscar Schmidt, ex Caserta e Pavia, top scorer del torneo olimpico e la campionessa Dawn Staley vincitrice di 3 medaglia olimpiche e 5 volte all-star della WNBA. I prescelti sono 12, in appendice anche il vice di Stern Russ Grank e l'organizzatore Edwin Hendersen La premiazione è prevista l'8 settembre, si era sparsa la voce anche di una nomination di Spencer Haywood che però è stata smentita, un'altra delusione per il campione che giocò a Venezia e che dopo il ritiro ha dissipato i suoi guadagni e condotto una vita grama.

Nella Hall of Fame sono molti gli italo americani di successo, gli allenatori Ben Carnevale, Lou Carnesecca e Geno Auriemma (oro Usa alle olimpiadi di Londra ), l'arbitro John Nucatola , Jerry Colangelo attuale presidente della Federazione Usa e giocatori anni 50-60 come Hank Luisetti uno dei primi premiati nell'edizione inaugurale (1959) e Forrest De Bernardi. A sua volta l'Italia ha avuto questo onore per ben tre volte premiando Cesare Rubini nel '94, Dino Meneghin nel 2003 e Sandro Gamba nel 2006.

di Enrico Campana

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