BY: Liliana Rosano
Michele Romeo, chitarrista siciliano, compositore, arrangiatore, music producer, ha da poco completato la sua laurea triennale in Professional Music al Berklee College e già lavora al suo terzo album, che lo vede impegnato sia nella scrittura musicale che nella produzione.
Aveva dieci anni quando Michele inizia a suonare la chitarra con il maestro Fabio Crescente e a prendere sul serio la musica, che aveva cominciato ad amare grazie allo zio musicista. I suoi studi musicali iniziano qualche anno dopo al Centro Formazione musicale di Palermo continuando negli anni con maestri musicali come Francesco Buzzurro e Michele Pantaleo, entrambi musicisti affermati nel panorama jazz.
Chitarra classica, elettrica, acustica, per Michele la musica non ha confini né merita di essere limitata ad un genere.
Non solo musica, Michele si laurea anche in Interpretariato e comunicazione allo Iulm di Milano, la Libera università di Lingue e Comunicazione.
Ma il suo sogno, coltivato sin dalla prima adolescenza, è quello di andare a studiare a Berklee e di dedicarsi alla musica a tempo pieno e in modo professionale.
Un sogno che diventa realtà nel 2017, quando un aereo lo porta a Boston.
Dinamico, creativo, pieno di energia e talento musicale, Michele esprime e condivide il suo mondo attraverso la musica, essendo non vedente dall’età di diciotto anni, quando perde completamente la vista ma non la voglia di vivere ed esplorare la vita attraverso il mondo musicale.
A Berklee, il musicista siciliano, non solo ha approfondito lo studio della chitarra sotto il profilo della performance ma anche la scrittura musicale e le tecniche di produzione, gli arrangiamenti e il mixaggio, tutte abilità che hanno permesso a Michele di espandere le sue capacità.
“In quella che è considerata una grande istituzione musicale- commenta Michele- si insegna ai non vedenti come utilizzare programmi di scrittura musicale (Sibelius) e di registrazione (Pro-Tools), cosa che in Italia è impensabile e impossibile”.
Cresciuto a pane e rock, Michele si nutre anche di jazz.
“Amo il jazz fusion, le contaminazioni musicali che mettono insieme rock e jazz. I miei riferimenti sono Al Di Meola, Frank Gambale e Chick Corea”.
Non ancora trentenne, Michele oggi vive a Brooklyn e spera di poter presto tornare a suonare dal vivo. Sin dall’esperienza milanese, ha imparato a gestirsi la vita in totale autonomia, affrontando sfide quotidiane come la metro, il vivere da solo, la burocrazia in un paese straniero.
La pandemia non ha fermato la vena creativa ed artistica di Michele, che, dopo la recente laurea a Berklee, ha curato la produzione e gli arrangiamenti per un progetto folk ucraino e pubblicato il singolo prog rock Space Fantasy.
In una New York che prova a tornare in vita, il musicista è impegnato con il suo prossimo album “Fragments”- dalle sonorità jazz fusion – che segnerà l’esordio di Michele come music producer. L’album contiene, tra gli altri il singolo Brookline di prossima uscita.
Ora che ha messo piede negli Stati Uniti, tocca con mano quali sono le possibilità in terra americana per un musicista.
“In America esiste la meritocrazia, la cultura musicale, la sensazione di poter realizzare qualcosa; c’è un forte supporto alla cultura musicale e alla professione del musicista.
Non pensavo che sarei riuscito a fare quello che ho fatto: suonare, produrre musica, curare gli arrangiamenti e la produzione di diversi progetti musicali. Sono l’unico non vedente in Italia ad usare programmi come Pro Tools. Tutto questo grazie alla mia formazione a Berklee e al mio coraggio nell’affrontare la vita e le cose.
Il messaggio che voglio condividere è quello di essere determinati, non rinunciare ai propri sogni, insistere sulla strada che si sceglie. Io sono fortunato perché la musica mi ha dato la possibilità di vedere un mondo migliore e un futuro diverso”.
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