A Roma, negli anni Sessanta, potevi veramente credere di incontrare il mitico Charlie Chaplin in un bar del quartiere Appio Claudio, mentre sorseggiava un caffè, o negli studi di Cinecittà, mentre curava le luci per un film.
La camminata insolita e i tratti del viso, anche in età avanzata, lo facevano somigliare in modo impressionante al celebre personaggio con la bombetta e il bastone di cui per anni è stato la controfigura. Vincenzo Pelliccione, in arte Eugene De Verdi, è stato più di un sosia di Charlie Chaplin. «Mentre lui provava le parti di tutti gli attori — raccontava Pelliccione alla Domenica del Corriere nel gennaio 1978 —, io dovevo star fermo, immobile, come l’omino Charlot. Servivo da termine di paragone».