Il Vice Ministro Archi a New York per il trattato sul commercio delle armi

Jun 06, 2013 376

"L'Italia è convinta che questo trattato fornirà un importante contributo al mantenimento della sicurezza internazionale".

È quanto ha sottolineato il Viceministro degli Esteri Bruno Archi in occasione dell'apertura alla firma dello storico Trattato internazionale per il regolamento del commercio delle armi convenzionali, approvato lo scorso 2 aprile dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con una maggioranza di 155 voti a favore, tre contrari e 22 astenuti. Archi, ieri 3 giugno al Palazzo di Vetro, ha formalizzato l'adesione dell'Italia al trattato.

L'intesa "renderà più difficile l'acquisizione di armi letali a pirati, terroristi, signori della guerra e crimine organizzato" ha evidenziato da New York il Viceministro aggiungendo che l'Italia "sosterrà l'applicazione del trattato anche nel quadro dell'impegno contro la violenza di genere, con particolare attenzione alla protezione delle donne nei conflitti armati". Durante i lunghi negoziati che hanno portato all'approvazione dell'accordo, l'Italia si è infatti impegnata per raggiungere un accordo completo ed equilibrato, sostenendo in particolare la necessità di una netta definizione della disciplina relativa ai divieti automatici di esportazione, nonché forti richiami ai diritti umani, al diritto umanitario internazionale e alla violenza di genere.

La procedura di firma del Trattato per il regolamento del commercio delle armi convenzionali è un passo fondamentale per la sua ratifica.

L'intesa ha già ricevuto più di 50 firme, numero minimo per la sua entrata in vigore, tra cui quelle di regno Unito, Francia, Germania, Messico, Finlandia, Spagna Costarica, Norvegia e Italia. Il documento regolerà il commercio e l'esportazione di armi convenzionali, un business il cui valore annuale supera i 70 miliardi di dollari. Tra le disposizioni più importanti del trattato figurano la definizione di standard internazionali per il commercio transfrontaliero di armi e requisiti obbligatori per tutti gli Stati esportatori, con il fine di assicurare che le stesse armi non siano utilizzate per commettere crimini di guerra o contro l'umanità, atti di genocidio, terrorismo e violazioni dei diritti umani.

Fonte: AISE

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