"L'incontro promosso dal Comitato per gli italiani nel mondo della Camera, presieduto dal collega Fabio Porta, sul contributo che la rete dei Patronati possono dare al sistema dei servizi per i nostri concittadini all'estero è stato stimolante e opportuno. Stimolante per le proposte che ne sono venute, opportuno per l'esigenza di fare chiarezza sul ruolo dei Patronati proprio nel momento in cui essi esposti a tagli consistenti dei finanziamenti e a processi pregiudiziali e sommari, talvolta ingiusti e offensivi.
Vi ho partecipato ascoltando con grande interesse e portando la mia testimonianza di persona cresciuta in una famiglia di italiani emigrata in Canada e di componente della grande comunità italo-canadese di Toronto. Chi parla della funzione dei Patronati e pretende di giudicarli, dovrebbe conoscere dall'interno la realtà delle comunità italiane nel mondo e sapere concretamente quali siano le loro esigenze concrete, quali le attese, quali le possibilità di miglioramento non ipotizzate in astratto, ma misurate sulle situazioni obiettive.
Dal convegno è venuto fuori in base ai dati contenuti nella relazione di Porta che la rete dei servizi finora assicurati dalle strutture diplomatico-consolari non solo si è ristretta pesantemente (oltre sessanta strutture sono state chiuse negli ultimi dieci anni), ma per le politiche finanziarie attuate in questi anni deve essere considerata strutturale e irreversibile. Le soluzioni adottate (consolato telematico, consolato hub, ecc.), pur giuste in linea generale, alla prova dei fatti non si sono dimostrate sufficienti. Basta chiedere a chi passa ore per avere una linea telefonica libera, settimane per avere una prenotazione, anni per vedere risolta una pratica di cittadinanza.
Che fare, allora? I Patronati hanno già una rete diffusa e di grande efficienza distribuita capillarmente sui territori esteri. Hanno svolto storicamente e continuano a svolgere una funzione di segretariato sociale indiscutibile. Perché non utilizzarne le capacità, l'esperienza acquisita e la fiducia che si sono guadagnati per concorrere alla fornitura dei servizi ai nostri connazionali?
Alcuni motivano la loro contrarietà dicendo che non si possono affidare ai patronati funzioni amministrative che la legge riserva allo Stato. E chi l'ha mai chiesto? La loro funzione deve essere inquadrata in un'ottica di sussidiarietà rispetto all'Amministrazione, per liberarla di incombenze che essa non riesce più ad assolvere e per metterla nella condizione di svolgere meglio al suo compito.
Piuttosto, si chieda ai Patronati di essere più coraggiosi nella loro autoriforma e di rinnovarsi per essere di supporto non solo al vecchio insediamento emigratorio, ma anche alle nuove migrazioni, per le quali non c'è alcuna istituzione o alcuna politica di sostegno.
Questo è il senso più importante che ho ricavato dal convegno del nostro Comitato alla Camera e, soprattutto, questo mi sembra un positivo indirizzo di lavoro per il futuro, con l'obbiettivo di migliorare realmente l'offerta dei servizi per i nostri concittadini all'estero".
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