La fragilità delle frontiere impone nuovi criteri d'appartenenza e fa della lingua una nuova geografia. Le lingue possono separare i popoli, se considerate espressioni d'identità contrapposte, aggressive o chiuse. Diventano strumenti di disprezzo e rifiuto dell'altro. Però possono unire, essere ponte, in quanto elementi di conoscenza utili nel dialogo. Possono essere una scommessa per la pace.
Questa è la prospettiva, che ispira l'azione dell'Italia: la promozione della nostra lingua non è mai stata politica di potenza né creazione di uno spazio di ingerenza politica. L'italiano è la lingua della scelta, del cuore, o "lingua sposa", come direbbe Amine Maalouf. Nel passato la nostra lingua è stata un modo di restare uniti per i tanti italiani nel mondo. Oggi può divenire un contributo a costruire un ponte di dialogo radicato nell'umanesimo italiano.
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