La scomparsa di Sergio Marchionne mi rattrista e non poco. Sebbene io non abbia mai avuto l’onore di conoscerlo, di stringergli la mano e men che meno scambiare due parole con lui, quella figura un po’ enigmatica, a tratti scivolosa, ma sempre ben identificabile con quell’iconico maglioncino blu, era entrata di diritto a far parte del mio immaginario personale e, con tutta probabilità, di un più ampio immaginario collettivo.
Diciamo che io, giovane italiano ormai da tempo in America, l’avevo collocato tra gli esempi da seguire e probabilmente non sono l’unico. Quel figlio di maresciallo dei Carabinieri, nato a Chieti nel non lontanissimo 1952, trasferitosi in Canada da ragazzino e che da lì, passo dopo passo, ha raggiunto i vertici nelle cosiddette stanze dei bottoni, mi ispirava.