On our journey to find out what Italy means in the USA, today we meet Mauro Galli, President of the Italian American Chamber of Commerce in Chicago, as well as of the most important organization that brings together leading American travel companies specializing in tourism to Italy. We thank President Galli for our talk, which, in a way, counts as double.
Mauro – you have been an entrepreneur in the tourism sector for several years. Based in Illinois, you promote Italian culture in America, encouraging American citizens to visit some of the beauties of our country. You are also President of the Italian Travel Promotion Council (ITPC), which is comprised of the main American travel companies to Italy. What can Italy do in order to better exploit its exceptional treasures?
I have been head of ITPC for around 12 years: this is comprised of 21 very important travel operators in the field of tourism to Italy. For several years now, we have been presenting the different Italian Governments with suggestions derived from our experience in the sector.
In terms of return on investment in tourism promotion, America is the leading market: it is a strong and wealthy country, it is fascinated by what Italy offers and it is culturally very attached to us. Yet Italy made the choice of focusing investment in developing countries, where however – apart from a niche of wealthy people who travel often and already know how and why they should visit Italy – the needs of the great majority of the people do not include intercontinental travel.
Then there is a problem of internal organization: the museum system, for example, is not managed in an organic way, because each museum works under a different institution. It is difficult for tourists to get information and thus organize their visit efficiently. They are often left at the mercy of queues and bad public transport, whilst it would be easy to help them optimize their time and visit more things based on the visitor flow, capacity and distance of the various sites. In this way, tourists would be able to visit more attractions, and the country would benefit.
Moreover, we should offer the younger clientele – who want a different kind of holiday than adults in terms of both contents and financial possibilities – tailored feedback managed by their Italian peers who share their tastes and interests. Italian kids would be perfectly capable of promoting also cultured contents that the young Americans might not necessarily look for. And in doing so, some of them would also learn an interesting profession, as well as earning a bit of money (or course credits for those already studying in the tourism sector). Americans kids in turn would be more prone to coming back, and to consuming Italian products back home.
Lastly, the negative publicity of the conditions of the various cultural and archeological sites in Italy certainly heavily penalizes American tourism to Italy. This tourism is susceptible to many markets, and looks to Italy very favorably. But we need to learn to manage incoming tourists in a much more professional way.
You are President of the Chamber of Commerce in Chicago: the third biggest city in the USA for population, second biggest for business, but first biggest for both characteristics out of the cities which are not on one of the two coasts. Which area do your activities cover, and how important is this area for the American economy?
The Chamber in Chicago is an aggregator of Italian economic and business interests covering a broad area. We organize missions, take part in fairs, and promote meetings and events that benefit our associates as well as the local community interested in Italian products from different sectors.
The Midwest includes Illinois, Wisconsin, Minnesota, Michigan, Ohio, Missouri, Indiana and Tennessee: this is the area we work in. It produces an enormous slice of the industrial and farming American GDP. Chicago is the main hub for the farming and livestock industry in America – if not even in the whole world.
What are the most successful Made in Italy sectors in the Midwest?
The Made in Italy sectors that attract the greatest interest in this part of America are certainly the food and beverage industry, fashion, design and more in general anything handcrafted in Italy, with its small-scale, extremely high quality manufacturing, which adds great value to our export.
The purpose of an organization such as the Chamber of Commerce is precisely to favor the exposure on the international market of the products of small Italian businesses that would be unable to achieve this without a guide – especially here in America. The products of our small industry are not suitable to the mass market, and in order to access smaller markets they depend on an institution present on the American territory and communicating with the Italian producers.
Chicago has a significant Italian-American community. Are we still paying the consequences of the legend of Al Capone?
The success Italian-American citizens have had in various fields has certainly helped to overcome many negative stereotypes. The legend of Al Capone is now almost entirely forgotten. Italians integrated because they were able to maintain their identity, whilst at the same time acquiring also the American identity. The success of the Italian-Americans is a sign of the high quality of the Italian DNA, that shines through in particular when we are given the opportunity to work well and express our creativity, as we are here in the USA.
Nel nostro viaggio alla scoperta di ciò che è Italia negli USA, intervistiamo oggi Mauro Galli, che presiede la Camera di Commercio italiana a Chicago e anche la più importante associazione che aggrega le aziende americane impegnate nel turismo verso l'Italia. Di questa chiacchierata che dunque in un certo senso vale ... doppio, ringraziamo il Presidente Galli, disponibile e cordiale come pochi.
Presidente, lei è da anni un imprenditore attivo nel settore del turismo d'arte, che fa base nell'Illinois e promuove la cultura italiana presso i nostri amici americani portandoli a visitare alcune delle bellezze del nostro Paese. Ci racconti come la vita l'ha portata negli Stati Uniti, partendo da un piccolo paesino dell'Appennino Tosco Emiliano...
Sono nato a Pievepelago, in provincia di Modena. Finiti gli studi all'Accademia d'arte di Firenze, ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie e ci siamo spostati negli USA, essendo lei cittadina americana e dovendo ancora completare il suo percorso formativo. Ho iniziato a lavorare nel mondo dell'arte qui a Chicago, e già allora – era il 1976 - iniziai a constatare come l'America desse opportunità e spazio al merito e alla voglia di fare: tornammo in Italia per una estesa vacanza con l'intenzione di capire se ci fosse possibilità di rientro, ma era chiara la differenza di approccio e di visione, che premiava il talento e la caparbietà negli USA e molto meno in Italia. Tornati a Chicago, dopo qualche anno assieme ai miei cugini Piero e Francesca abbiamo dato vita alla Tourcrafters che da allora si occupa di portare turisti americani in Europa.
Il turismo dovrebbe essere il nostro petrolio. Lei è anche Presidente dell'Italian Travel Promotion Council (ITPC), che riunisce le principali aziende americane che portano turisti e viaggiatori in Italia. Cosa dovrebbe fare l'Italia per valorizzare meglio i suoi eccezionali tesori, renderli più economicamente produttivi e culturalmente attrattivi?
Sono a capo dell'ITPC da circa 12 anni: ne fanno parte 21 operatori molto importanti nel campo del turismo verso l'Italia. Ogni anno visitiamo una diversa regione italiana portando più di 300 persone tra operatori, addetti ai lavori e giornalisti per assaporarne la bellezza e le eccellenze: l'ultima è stata la Puglia. Nel 2013, anno della cultura italiana negli USA, organizzeremo 16 workshop in giro per tutta l'America dove promuoveremo appunto cultura e turismo insieme.
Da anni ormai presentiamo ai diversi Governi italiani alcuni suggerimenti che provengono dalla nostra esperienza nel settore. L'ENIT sembra oggi essersi risvegliata dal suo letargo, grazie al nuovo Direttore Generale Andrea Babbi - che per fortuna proviene dal mondo del turismo, ed ha dimostrato competenza e professionalità durante i suoi precedenti incarichi nel settore. L'America è ai vertici per ritorno degli investimenti in promozione turistica: è un Paese forte e ancora ricco, affascinato dall'offerta italiana e culturalmente a noi molto legato. Si è invece investito molto nei Paesi cosiddetti emergenti, dove però – a parte una nicchia di ricchi che viaggia spesso e sa già come e perché visitare l'Italia – i bisogni della stragrande maggioranza della popolazione non prevedono un bel viaggio, ma piuttosto l'acquisto di beni come l'automobile o gli elettrodomestici.
C'è poi il problema dell'organizzazione interna: il sistema dei musei, ad esempio, è gestito in maniera non organica, perché troppi sono gli enti (locali oltre allo Stato) ai quali i diversi musei fanno riferimento. Non si offre al turista la possibilità di informarsi ed organizzare la propria visita in maniera efficiente, e lo si lascia in balia delle file e degli spostamenti difficili, mentre si potrebbe agevolarlo di modo che ottimizzi il suo tempo visitando più cose a seconda dell'affluenza, della capienza e della vicinanza dei diversi siti. Facendo ciò, i turisti sarebbero in grado di visitare più attrazioni, e il Paese ci guadagnerebbe sia in termini assoluti che di razionalizzazione e riposizionamento delle risorse.
Inoltre, dovremmo offrire alla clientela più giovane, che fa una vacanza diversa per contenuti e disponibilità economiche rispetto agli adulti, un adeguato feedback gestito da loro coetanei italiani che con loro condividono gusti e interessi. I ragazzi italiani saprebbero come promuovere anche contenuti colti, che altrimenti i giovani americani probabilmente non cercherebbero: e qualcuno di loro imparerebbe anche un mestiere interessante, oltre a guadagnarsi qualche euro (o qualche credito formativo, se si trattasse anche solo dei giovani italiani che studiano già nel campo del turismo). I ragazzi americani sarebbero, a loro volta, più invogliati a tornare, e a consumare prodotti italiani a casa loro.
Infine, certamente la pubblicità negativa delle condizioni dei vari siti culturali e archeologici italiani penalizza molto il turismo americano interessato al nostro Paese: è un turismo suscettibile a molti mercati, e per guadagnarlo ancora di più alla causa dell'Italia – alla quale guarda già molto favorevolmente – bisognerebbe gestire l'incoming in maniera più professionale. La dimostrazione sta nel fatto che siccome in Italia il piccolo è bello, c'è una grande crescita del turismo verso i luoghi più raccolti, in provincia, mentre le grandi città pagano un po' la loro disorganizzazione.
La Camera di Commercio da lei presieduta è quella del Midwest, con sede a Chicago: terza città degli USA per popolazione, seconda per giro di affari, ma prima per entrambe le caratteristiche tra le città che non sono su una delle due coste. Su quale territorio si estendono le vostre attività, e che importanza ricopre per l'economia americana?
La Camera di Chicago è un aggregatore di interessi economici e commerciali italiani in una vasta area. Ospitiamo un desk di Federlegno e anche la Promos, l'Azienda di promozione della Camera di Commercio di Milano e a breve una rappresentanza di altre Camere italiane tra cui Firenze, Modena e Salerno. Organizziamo missioni, partecipiamo a fiere, promuoviamo incontri ed eventi a vantaggio dei nostri associati e della collettività di quest'area, interessata ai prodotti italiani di diversi settori.
Il Midwest racchiude Illinois, Wisconsin, Minnesota, Michigan, Ohio, Missouri, Indiana e fino al Tennessee, ed è questa l'area sulla quali facciamo arrivare le nostre attività, anche se stiamo cercando di fare alleanze con le altre Camere di Commercio Italiane negli USA per collaborare. Questa zona produce una fetta enorme del PIL industriale ed agricolo americano; Chicago è il punto di snodo principale americano, se non addirittura mondiale, per il mercato di tutto ciò che riguarda il settore dei prodotti agricoli e del bestiame. Queste zone inoltre sono note per essere popolate da gran lavoratori, che molto fanno e poco chiacchierano: c'è qui il vero grande pragmatismo americano, si sta coi piedi per terra e questa solidità permette di affrontare i periodi di difficoltà, come questo, in maniera realistica e concreta. Anche gli emigrati qui hanno maturato il medesimo spirito: sono zone che forniscono al Paese molta ricchezza.
La Camera organizza ogni anno l'"Italian Expo". Di che si tratta? Quali sono i settori del Made in Italy che maggiormente hanno successo nel Midwest?
E' un appuntamento molto importante e seguito che si ripete ogni anno, uno showcase dei migliori prodotti che offre l'Italia. A fianco ad esso organizziamo anche un appuntamento specifico sul food and wine, con 40 aziende del nostro Paese, che è il punto di riferimento per l'enogastronomia italiana in queste zone. Quest'anno, ospiteremo anche contenuti riguardanti la cultura Italiana negli USA, e la manifestazione durerà una intera settimana, in settembre.
I settori del Made in Italy che principalmente interessano in questa parte di America sono sicuramente l'enogastronomia, il fashion, il design e più in generale tutto quello che l'Italia riesce a produrre in maniera artigianale, con quella piccola industria di grandissima qualità che è il vero valore aggiunto del nostro export. Compito di una istituzione come la Camera di Commercio è proprio quello di favorire l'affaccio sui mercati internazionali dei prodotti della piccola industria italiana, che senza una guida non lo può fare (soprattutto qui in America): i prodotti della piccola industria non sono numericamente distribuibili a grandi piazze, e l'incontro tra piccoli (in termini numerici) produttori e piccoli mercati non può prescindere da un'istituzione che sia sul suolo americano e parli con le realtà italiane. L'Italian Expo nasce proprio per coinvolgere insieme industria, enogastronomia e turismo di qualità, permettendo ad ognuno di questi fattori di aiutare gli altri due.
A Chicago è storicamente presente una nutrita comunità di americani di origine italiana, con la sua Little Italy dove un tempo vivevano moltissimi nostri connazionali.
Scontiamo ancora la leggenda di Al Capone, o il tempo che è passato e il successo di molti italoamericani sono riusciti a mettere da parte quel tipo di eredità?
Il successo in vari campi degli italoamericani ha sicuramente portato ad un superamento di molti stereotipi negativi. La leggenda di Al Capone ormai è quasi dimenticata, non è più qualcosa che pregiudica a priori l'idea di noi Italiani che viene percepita dagli Americani. Gli Italiani si sono integrati grazie alla capacità degli Stati Uniti di permettere agli emigrati di mantenere la loro identità, acquisendo al tempo stesso anche l'identità Americana. E il successo che hanno avuto gli Italoamericani è il segnale della alta qualità del dna di noi italiani, soprattutto se messi nelle condizioni di poter lavorare bene ed esprimere la nostra creatività, come accade qui.