Michael Yasenchak (Superintendent - Sicily Rome Cemetery in Anzio)

Apr 12, 2013 3693

Settemilaottocentosessantuno. 7861. È il numero, impressionante, dei soldati americani (tra cui anche 17 donne crocerossine ed ausiliarie militari e civili) sepolti al cimitero militare di Nettuno, sebbene costituisca solo il 35% di coloro che morirono in combattimento dalla Sicilia alla liberazione di Roma. Il cimitero copre un'area di 31 ettari, contiene anche 490 tombe dove sono raccolte spoglie di militari ignoti e ricorda anche 3.095 dispersi che dal 1943 al 1944 attraversarono l'oceano per liberare l'Europa. Ci sono anche 122 lapidi con la stella di Davide.

Siamo in un posto silenzioso, molto bello, preservato dalla American Battle Monuments Commission, come altri luoghi che celebrano il sacrificio di tantissimi americani caduti per difendere la libertà in giro per il mondo. Il cimitero nacque come temporaneo per raccogliere i caduti, due giorni dopo lo sbarco ad Anzio e a Nettuno nel gennaio del 1944, e venne poi designato dal presidente Eisenhower come cimitero permanente nel 1956. In Italia c'è anche quello di Firenze, dove riposano 4.402 soldati e altri 1.409 dispersi vengono ricordati. In Europa sono 20, quasi tutti in Francia, e poi ce ne sono altri 4 nel mondo. Siamo qui in occasione del Memorial Day, che nell'ultimo lunedì di maggio di ogni anno dal lontano 1868 riporta al centro dell'attenzione il sacrificio degli americani caduti in guerra. Ne parliamo con il direttore del Sicily Rome American Cemetery, Michael Yasenchak.

Mr. Yasenchak, lei dirige il cimitero da un paio di anni. Ci racconta un po' la sua storia?

Sono nato in Pennsylvania, da una famiglia di origini slovacche. Lavoro con la American Battle Monuments Commission da 11 anni. Nel 1997 mi portarono a visitare il cimitero americano che è nella regione della Lorena, e rimasi molto colpito da quel posto, che non conoscevo. Ho iniziato come assistente in Belgio nel 2001, poi nel 2004 sono stato promosso a direttore del cimitero militare presente nella valle del Rodano, in Francia. L'anno successivo mi sono spostato in Olanda, dove sono rimasto per quasi cinque anni prima di venire qui nell'agosto del 2010. Prima di lavorare con la Abmc ero nell'aviazione militare, dalla quale sono andato in pensione nel 2001.

Cosa rappresenta questo luogo di rispetto e ricordo per lei che è cittadino americano?

È un luogo molto importante. Non sono molti gli americani che conoscono l'esistenza o l'ubicazione di questi cimiteri, e la Abmc è impegnata a promuovere la conoscenza negli Usa di questi luoghi. Cerchiamo spesso di informare gli americani, che viaggiano in Europa, che a volte non lontano ai luoghi tipici del paese che visitano esistono anche posti come questo.

Ogni anno in occasione del Memorial Day gli Stati Uniti ricordano i loro caduti in guerra in tutto il mondo per portare la libertà e difendere la democrazia. Ci può descrivere il rapporto della popolazione americana con le sue forze armate?

Nella storia americana il rapporto tra l'americano medio e le forze armate non è sempre stato idilliaco: durante e alla fine del Vietnam, ad esempio, questo feeling era molto basso. Nonostante ciò, coloro che si arruolano in uno dei corpi delle forze armate americane, lo fanno sempre per proteggere gli Stati Uniti e difendere la libertà, anche altrove. Negli ultimi anni c'è stato un grande supporto per le truppe: c'è stato un grande miglioramento nella capacità di comunicare ciò che viene fatto. Si dice che le forze armate uccidono persone e rompono cose, ma invece fanno molto di più. Certo, c'è anche quello: ma ci sono molte più missioni umanitarie che missioni in zone di guerra. Gli americani oggi hanno quindi un ottimo rapporto con i militari, perché capiscono e apprezzano cosa fanno e perché.

Chi e quanti sono i visitatori del cimitero? Vengono scuole?

In totale abbiamo circa 50.000 visitatori ogni anno: di questi il 10% sono americani, il 15 % europei e il 75% italiani. Ospitiamo dalle 50 alle 75 scuole, con gite fino a 50 alunni, usualmente dai 15 ai 18 anni. Abbiamo un programma che coinvolge subito prima del Memorial Day una scuola di questa zona: i ragazzi ricevono un briefing di 30 minuti, guardano un video sull'importanza di questo luogo e poi scrivono poesie riguardanti alcuni soldati che riposano qui, testi su cosa significa per loro il Memorial Day, cantano l'inno nazionale. Vengono anche diversi gruppi universitari americani che studiano qui in Italia. Molte volte alcune persone ci raccontano le loro storie: alcuni di sessanta o settanta anni, che erano bambini quando ci fu lo sbarco, o magari diedero ospitalità per una notte ai soldati americani. Noi collezioniamo tutte queste informazioni, che ci aiutano a dire qualcosa a proposito di questi nomi scritti sulle lapidi: così facendo si ha una connessione più diretta per portare ancora più attenzione e gratitudine per coloro che hanno dato la vita.

Quando, dopo Pearl Harbour, gli Stati Uniti entrarono in guerra contro l'asse italo-tedesco, moltissimi italoamericani si trovarono a dover fare una drammatica scelta tra il loro paese di origine e quello che li aveva accolti. Quasi tutti scelsero l'America ma, per non abbandonare l'Italia che avevano nel cuore, si arruolarono chiedendo espressamente di venire inviati in Europa per poter contribuire a liberare il paese dove erano nati o da dove venivano i loro genitori. Sono molti i nomi di origine italiana sulle lapidi presenti qui a Nettuno?

Ce ne sono tantissimi. Lo scorso anno per il Memorial Day è venuto il presidente del Senato Renato Schifani, insieme al vice ambasciatore americano Douglas Hengel, e camminando lungo le croci con i nomi, continuavano a trovare più di un nome di origine italiana, e poi ancora, e ancora. Non credo ci sia una sola fila in tutto il cimitero senza almeno un nome di origine italiana. Ai tempi della seconda guerra mondiale, alcuni degli stati più popolosi erano quelli del nord-est in cui maggiore era stata l'emigrazione italiana. Nei primi tre stati più rappresentati come provenienza dei soldati caduti e qui sepolti, ci sono certamente New York e Pennsylvania, dove fortissima era la presenza di italoamericani.

Che rapporti ci sono con le istituzioni italiane, locali e nazionali? C'è qualcuno che si ricorda di portare un fiore in occasione del 25 aprile?

Le istituzioni locali di Nettuno e Anzio, sono molto di supporto. I sindaci Chiavetta e Bruschini sono qui nelle date importanti per noi: il 22 gennaio, che è il giorno dello sbarco ad Anzio delle forze alleate; il 25 aprile; l'11 settembre; e ovviamente il Memorial Day. Le forze dell'ordine fanno un ottimo lavoro per la protezione e la sicurezza del sito. Sentiamo vicina tutta la popolazione, in realtà. A livello nazionale, in occasione del Memorial Day c'è sempre qualche rappresentante istituzionale italiano a rendere onore ai caduti di questo cimitero.

"Freedom is not free" è un famoso motto scolpito su uno dei muri del Korean War Veterans Memorial a Washington D.C. Cosa possiamo insegnare ai ragazzi italiani per incoraggiarli a celebrare e conoscere meglio la storia di questi tanti soldati americani, molti dei quali erano davvero giovani, che hanno dato la loro vita per la nostra libertà?

Noi cerchiamo di portare i ragazzi ad interessarsi delle singole storie dei soldati sepolti qui. Oggi non è facile che fra gli interessi principali di un teenager ci siano temi come questo, con tutte le cose che il mondo, la società, il suo ambiente gli propongono. Per questo cerchiamo di personalizzare molto l'esperienza dei ragazzi che vengono qui.

Quando io ho gruppi di ragazzi italiani dai 16 ai 17 anni, ad esempio chiedo sempre quanti conoscano dov'è il Kansas, o l'Oregon, o il New Hampshire: e quasi nessuno sa rispondermi. Allora dico loro: facciamo finta che oggi per andare dall'Italia agli Stati Uniti non ci sia l'aereo, ma solo una nave che ci mette giorni e giorni. Immaginiamo che fra un paio di anni gli Stati Uniti vengano attaccati e la loro libertà sia minacciata. Voi avrete appena o da poco compiuto 18 anni: quanti di voi si arruolerebbero per poi salire su una nave, affrontare giorni di viaggio, rischiare la propria vita, vedere i propri commilitoni morire, tutto per liberare un paese che molti di voi non sanno dov'è, come era per molti di quei giovani americani che si sono arruolati nel 1943 e nel 1944 e sono venuti qui a liberare l'Italia e l'Europa? Erano anche diciottenni che lavoravano proprio in una fattoria in Kansas, o in una fabbrica dell'Oregon, o nelle montagne del New Hampshire. Molti di loro riposano nei cimiteri americani di tutta Europa. E perché fecero quello che hanno fatto? Perché sono cresciuti convinti che gli Stati Uniti avessero un obbligo verso la libertà. Anche in Europa. È allora che la loro immaginazione, il loro pensiero si mette in moto e inizia a comprendere. È inutile dare ai ragazzi statistiche: è difficile per loro concepire come fosse la vita senza la libertà e non servono i numeri per questo. L'importante è portarli a capire e vivere l'esperienza di cosa significhi il sacrificio dei soldati americani, caduti per liberare un continente che non era il loro: perché da questa parte dell'Atlantico c'era chi era stato privato della cosa più importante, la libertà.

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Non ci sono parole migliori per celebrare il Memorial Day, e per chiudere questo nostro incontro. Il Sicily Rome American Cemetery è il posto nel quale sempre dimostrare la nostra gratitudine per gli Stati Uniti d'America che ci hanno liberato e ridato la libertà, e poi aiutato economicamente a risollevarci. Ringraziamo il direttore Michael Yasenchak e invitiamo davvero tutti i nostri lettori a visitarlo.

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