Tech and the City, ovvero i segreti di Silicon Alley

Mar 09, 2013 941

Maria Teresa Cometto e Alessandro Piol hanno scritto insieme un bellissimo libro sulle startup a New York, "Tech and the City, un modello per l'Italia", editore Guerini e Associati. Diversamente da altri di questo genere, che pretendono di indicarci l'ubicazione della pietra filosofale, o ci infliggono tediose lezioncine pratiche di management, è un racconto bello, ricco di competenza e dai toni "caldi".

Il mix degli autori è un buon mix: Maria Teresa è una bravissima, appassionata giornalista che da molto tempo si occupa di economia e tecnologia per il Corriere della Sera; e Alessandro Piol, figlio del leggendario Elserino, prima top manager Olivetti e poi imprenditore, come suo padre è un venture capitalist con più di trent'anni di esperienza in campo tecnologico.

Entrambi vivono a New York, lei da tredici anni, lui da molti di più, ed entrambi sono perdutamente innamorati della città che li ha adottati, di cui conoscono ormai vita, morte e, soprattutto, miracoli. Ma amano anche il proprio Paese d'origine, al quale, in fin dei conti, il loro messaggio è dedicato.

Dall'interazione delle competenze è nato un libro che narra, nella prima parte, la storia della comunità hi-tech newyorkese, dall'euforia della Silicon Alley degli anni Novanta a oggi, con il pieno emergere di un polo dell'innovazione in qualche modo alternativo a quello delle origini: la Silicon Valley californiana nata intorno, o accanto, all'Università di Stanford.

La seconda parte è una sorta di Magical Mystery Tour attraverso i luoghi della Grande Mela in cui si costruisce il futuro, dal quartiere di Chelsea dove ha un intero isolato – quasi un palazzo di governo – Google, fino all'East Village dove "abita" Meetup, e poi Brooklyn e i suoi "makers" (i nuovi produttori), e Queens con la startup Shapeways che realizza la fabbrica del futuro con la stampa tridimensionale. Fino al South Bronx, uno dei luoghi più poveri d'America, dove pure qualcosa si sta muovendo grazie all'incubatore Sunshine.

La terza parte è una rappresentazione dell'ecosistema newyorkese – un polo formidabile di attrazione per i giovani di tutto il mondo – e del senso della comunità che lo contraddistingue. Dove si analizzano i vantaggi di Silicon Alley rispetto a Silicon Valley, le condizioni più favorevoli sulla East Coast per le donne imprenditrici e le startup fai-da-te con il crowdfunding.

Ma, come si diceva all'inizio, il racconto prevale sempre sul tono didascalico e sul manuale, anche se il volume è corredato di informazioni utili sia sulle startup newyorkesi che sulla legge italiana approvata dal governo Monti (e duramente criticata da Elserino Piol). E, dunque, diversamente da altri tomi, si fa leggere volentieri.

di Edoardo Segantini / Il Corriere della Sera

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