di Stefano Vaccara
Il 27 gennaio, da sette anni, chi scrive si reca insieme a tanti altri italiani davanti alla sede del Consolato Generale di Park Avenue per leggere i nomi degli ebrei italiani trucidati nei campi di concentramento nazisti. La giornata della memoria, qui a New York, diventa quindi una cerimonia particolare perché, davanti ai microfoni schierati tra l'Istituto di Cultura e il Consolato, ci ritroviamo a leggere quei nomi alternandoci con alcuni degli italiani sopravvissuti alla Shoa e i loro figli, tutte persone che si sono salvate solo perché le loro famiglie erano riuscite a fuggire in tempo in America.
Tra l'approvazione delle leggi razziali nel novembre del 1938 e il rastrellamento degli ebrei nelle città italiane nell'ottobre del 1943, dei 40 mila ebrei italiani solo circa cinquemila riuscirono a mettersi in salvo espatriando. Tra questi, duemila scelsero gli Stati Uniti come loro meta.
Fonte: La Voce di New York
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